Orti urbani anche a Roma

di Redazione Commenta

 Sulla scia della Casa Bianca il sindaco Alemanno, in occassione dell’inagurazione del primo parco a orti urbani della Capitale, ha presentato alla città la sua “alternativa capitolina” all’orto biologico. Zucchine, peperoni, rapanelli, pomodori e quant’altro sbarcano così in Campidoglio. Prevista per il prossimo settembre la realizzazione di due orti urbani proprio in campidoglio, uno vero e proprio e un altro simbolico.

Nel XIII Municipio, più precisamente in via della Consolata, è nato il primo parco a orti urbani di Roma. L’esperimento darà il via alla realizzazione di orti urbani in tutta la città, dalla periferia al centro, in ogni Municipio e anche nelle scuole. I 22 orti di via della Consolata occupano circa 18 mila metri quadri di verde e verranno coltivati dagli anziani del quartiere, riuniti da un’associazione che si occuperà anche della manutenzione ordinaria del parco e dell’apertura al pubblico. Uno dei 22 appezzamenti sarà riservato ai bambini.  Il fine dell’iniziativa è recuperare il contatto con la terra così da dare più valore ai prodotti che da questa si ricavano.

Bisognerà aspettare per vedere se l’iniziativa avrà il successo che merita. Una città come Roma, tra le più verdi d’Europa, ha bisogno di ritrovare un filo diretto con quanto c’è di più naturale e genuino: i prodotti della terra. Così da riscoprire certi piaceri e certe tradizioni percepite come sempre più “distanti” dal nostro vivere quotidiano. Nel resto del mondo sono in costante crescita esperimenti di questo tipo in contesti metropolitani. Iniziative simili possono rivelarsi utili anche ad un altro livello e rendere più diffuso e comune un senso del consumare più critico e consapevole. La speranza è che da qui possano partire ulteriori progetti che promuovano l’agricoltura biologica e sostenibile. Anche considerando il fatto che sono sempre più numerosi i luoghi in cui è possibile acquistare prodotti frutto di coltivazioni biologiche, spesso curate da cooperative di produttori-consumatori che mettono in vendita attraverso i cosiddetti “gruppi di acquisto” il surplus della loro produzione.

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