Alice Pizza cresce, a rischio altri negozi

di Valentina Cervelli Commenta

Alice Pizza cresce a Roma, mentre altri negozi sono a rischio chiusura. Cosa dice questo dell’attuale situazione degli esercizi commerciali romani? Semplice: è più facile crescere e sopravvivere se si è una catena molto solida.

Il caso di Alice Pizza a Roma

Va detto che tanto dipende anche dalla tipologia di attività commerciale. Quando si parla di pizza alla fine si sfonda una porta aperta se la qualità della stessa è accettabile. Attenzione: anche delle catene di pizzerie a taglio possono offrire dei buoni prodotti, soprattutto se coloro che vi lavorano sanno il proprio mestiere.

Per quanto riguarda il rapporto tra Alice Pizza e la Capitale va sottolineato che la storia parla da sola. Il primo punto vendita di questo marchio è nato nella Capitale in zona San Pietro nell’ormai lontano 1990. Il suo fondatore, Domenico Giovannini, ha 63 anni e nonostante l’assetto societario sia cambiato è ancora socio del brand e partecipa alla creazione delle strategie. Grazie al suo lavoro instancabile in questi anni l’uomo è riuscito ad aprire altri punti vendita, una Accademia della Pizza per dipendenti e recentemente anche per appassionati.  Nel 2013 è uscito dal Lazio e dal 2017 un suo punto vendita è presente anche a Philadelphia, oltreoceano.

IDeA Taste of Italy, un fondo gestito da DeA Capital, del Gruppo De Agostini,  ha voluto investire su Alice Pizza acquistando il 70% del gruppo. Questo ha portato, grazie alla sua specializzazione nel settore agroalimentare, alla presenza complessiva di 190 punti vendita in tutta Italia. Alcuni sono in franchising, altri no. Ma la presenza è anche a Madrid e Malta.

Una realtà solida che, complice anche il settore di appartenenza, sembra non conoscere problemi. A differenza di molte altre attività, storiche o meno, legate all’abbigliamento o altri settori. Le quali stanno incontrando molta difficoltà nel sostenere le conseguenze del caro energia. In molti rischiano davvero la chiusura.

Come affrontare il caro energia

Nonostante le decisioni prese per ovviare tale problema. Vetrine spente, celle frigorifere spente e ordini per le derrate giornaliere. E questo per quel che riguarda il settore della ristorazione. Allo stesso modo si stanno muovendo anche le altre attività commerciali, sia in centro che in periferia. Purtroppo a metterci lo zampino c’è anche l’inflazione, la quale ha portato a un aumento dei prezzi e a un calo del potere di acquisto delle famiglie.

Mettendo in difficoltà molti esercenti. Meno realtà come Alice pizza che comunque possono contare su una porzione di mercato che difficilmente risentirà della crisi. Con buona pace dei propri lavoratori e degli estimatori.

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