Negozi chiusi a Roma nel 2011, ecco i numeri di un’ecatombe

di Gianni Puglisi Commenta

 

 

Negozi in crisi a Roma. Una volta tanto parliamo anche di chi sta dall’altra parte della barricata. E’ vero che soprattutto nelle grandi città il commerciante è visto come “quello fà i soldi” a scapito del cliente, ma i numeri di Confesercenti sono chiari: è recessione.

Non tutto va bene, non tutto è bello e ricco di vantaggi. Anzi, a leggere certe cifre pare che vi siano più contro che pro ad aprire una attività commerciale a Roma. Non ci credete? Leggete qua. Solo nel 2012 hanno chiuso ben 500 aziende e 2mila (leggasi duemila!) addetti se ne sono dovuti andare a casa. Con tutto il rispetto per la recente azione di risanamento perpetrata dal Governo, poi, tra Imu, liberalizzazioni tassa di soggiorno e rifiuti i costi di gestione sono da montagne russe. Quello che poi manda in bestia molti, è il dichiarato innalzamento dei prelievi fiscali per le aziende che supereranno i 50mila euro di fatturato. Saliranno al 18 per cento. Una sola valutazione al riguardo: per quanto ci riguarda (ma sì, schieriamo un attimo ‘sto blog) le tasse le debbono pagare TUTTI! Chi non emette scontrino fiscale peste lo colga ed anzi, è proprio per turare certe falle che bisognava agire prima. Inutile gettare la croce all’italiana su chi c’è stato negli ultimi 20 anni a governare.

Chi c’era prima ha sempre e comunque tollerato certi atteggiamenti ed è così anche solo tra i consumers (ovvero i cittadini/consumatori) e non già tra le posizioni business (aziende/negozi). Per 10 che non pagano le tasse ce ne sono 40 che ne debbono pagare ‘un fracco’. In uno Stato, in un’associazione di cittadini, le disfunzioni e gli errori di uno ricadono sulla comunità. E’ così ovunque. Solo che non può essere comunque tutto o quasi riconducibile a questo status quo. C’è anche altro. I numeri ci invitano a riflettere molto, se il 10 per cento delle Pmi (piccole e medie imprese) è gestito da un solo titolar eil quale negli ultimi anni ha licenziato tutti per  non impiccarsi in negozio a chiusura serale avvenuta. Infine, segnaliamo come il 35/40 per cento degli esercenti nel solo 2011 si è visto respingere la richiesta di un finanziamento ed il calo dei consumi a Roma, sempre nello steso anno, è stato pari al 10/15 per cento. Non è solo un problema di tasse, ma è anche quello. Forse serve più equità. Restando solo negli Enti Locali i cui tagli però debbono essere decisi dentro un cocktail mix di interventi tra Governo centrale ed Ente stesso,  non sarebbe il caso di tagliare davvero i costi della politica? Certe cifre ai manager delle municipalizzate fanno rizzare i capelli. Soprattutto ora! Non crediamo sia qualunquismo. Ricordiamoci che chi fa girare l’economia sono i cittadini che consumano, i cittadini/lavoratori che producono e gli sempre gli stessi che destinano una parte delle loro entrate alla voce C, uguale consumi. E’ lo schema semplificato che sta nelle prime pagine di un qualsiasi testo di economia politica per l’esame universitario. Bisognerebbe tenerlo sempre a mente. Adesso più che in altre circostanze.

Photo Credit| ilsecoloxix

 

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